Una delle cose più difficili – e più liberatorie – che ho imparato nel mio percorso come operatore ayurvedico è questa: durante un trattamento, non ci sono io.
O almeno, non ci dovrebbe essere “Alberto” con le sue idee, i suoi pensieri, le sue emozioni.
Nel massaggio ayurvedico, non siamo protagonisti, siamo canali.
È una frase che sembra semplice, ma racchiude tutto il senso di quello che facciamo.
Non sono io che guido
Quando una persona si stende sul lettino, inizia un momento sacro.
Non sacro in senso religioso, ma nel senso più profondo della parola: uno spazio dedicato, senza tempo, dove qualcosa può accadere.
In quel momento, io non “faccio” il trattamento. Mi metto a disposizione.
Mi lascio guidare dall’ascolto, dal respiro, dalla pelle dell’altro, dalla sua energia.
Cerco di fare spazio, più che occupare spazio.
L’ego vuole essere bravo. Il canale vuole essere utile.
All’inizio, come molti operatori, anch’io sentivo il bisogno di “fare bene”, di “dare qualcosa”.
Ma con il tempo ho capito che quando l’ego si fa avanti, il trattamento si svuota. Diventa una performance. E chi riceve lo sente.
Nel massaggio ayurvedico autentico, l’ego non serve.
Serve presenza. Serve ascolto. Serve fiducia nel fatto che la guarigione passa attraverso di noi, ma non ci appartiene.
Quando ci svuotiamo, l’energia fluisce
Più sono vuoto, più il trattamento è pieno.
Più abbandono il bisogno di “essere qualcuno”, più la persona riceve davvero ciò di cui ha bisogno.
E questo vale non solo per chi opera, ma anche per chi riceve:
spesso arriviamo al massaggio pieni di aspettative, pieni di tensioni, pieni di ruoli.
Ma è nello svuotamento che avviene il rilascio, è nel lasciare andare che qualcosa può scorrere di nuovo.
Ayurveda è connessione, non prestazione
In Ayurveda, il massaggio non è mai solo una tecnica.
È una relazione tra due energie, che si incontrano per creare armonia.
Non c’è superiorità, non c’è “chi sa” e “chi non sa”. C’è chi si affida, e chi si rende disponibile.
È una danza sottile. E quando l’ego si mette da parte, quel flusso diventa puro.
Il mio invito
A chi mi chiede cos’è per me il massaggio ayurvedico, rispondo spesso così:
È un momento in cui mi ricordo che non sono qui per aggiustare nessuno, ma per essere presente in modo vero.
Ed è in quello spazio vuoto che spesso accade il vero cambiamento.
Se senti che è il momento di ricevere in profondità, scrivimi